domenica 6 settembre 2009

Naturalmente, uccidere.

Naturalmente uccidere.
Senza sangue.
Uccidere è senz’altro la cosa più naturale da fare.
La natura non si preoccupa mai della sopravvivenza dell’individuo, ma pensa solo a sopravvivere per se stessa. È normale che uomini e animali uccidano animali e piante per nutrirsi. Lo fanno fisicamente.
Ma il capolavoro della natura, che è l’uomo, ha modi addirittura più raffinati per uccidere, e soprattutto per far credere che non ha ucciso. Perché l’uomo ha una morale.
Il massimo è quando l’uomo uccide e non si rende conto di averlo fatto.
Voi avete mai ucciso niente o nessuno?
A me è capitato, diverse volte, e non me ne sono accorto.
Oh, no, non è una metafora. Le persone che ho ucciso non ci sono più, quindi le ho uccise.
Si uccide per leggerezza, per ignoranza, per negligenza. Si uccide quando manca l’umiltà e la costanza. Più mi guardo intorno più vedo cadaveri viventi.
Non è la cosa più grave privare qualcuno della vita?
Voi siete sicuri di non aver mai privato nessuno della loro vita?
Siete sicuri di non averlo fatto senza esservene accorti?
A volte lo avete fatto, magari, e magari la persona che stavate uccidendo stava uccidendo voi, a sua volta, e non lo sapeva neppure. E neanche voi lo sapevate.
E poi si uccidono perfino quelli che (ancora) non esistono, e questo è follia normalizzata.
Ho creato fantasmi, persone e personaggi, bambini miei. Magari, altri li hanno creati per me. Altri sono venuti da soli.
Ma, alcuni non ho saputo come gestirli; altri non sono voluti stare con me; altri, infine, li ho davvero uccisi, allo stesso modo di sempre. Che tragedia.
Ora, chiedere perdono non ha senso; e io continuo a vivere — morendo un po’ di più, preparandomi a uccidere ancora, pensando soluzioni che so che non troverò.
È troppo grande la sconfitta, è troppo grande quello che si è fatto davanti a quello che si potrebbe mai restituire, per riparare. Riparare non ha senso. Perdonare è una parola vuota.
A volte si mette le vita nelle mani di una persona, col fare più naturale.
Non c’è ingenuità, o amore, o fiducia, magari, ma si mette la vita in mano ad altri, e basta; se c’è una o tutte queste cose, è bello, è più bello, ma non importa che ci siano.
Si fa solo perché la Vita ti porta a questo. Come nascendo metti la tua vita in mano ai tuoi.
A volte si mette la propria vita in mano ad altri, come dicendo Va bene, sono felice di farlo, eccomi qua. Non ci sono problemi.
Non si pensa, non è naturale pensare.
Non è naturale pensare, cazzo.
E a quel punto, chi prende in mano la tua vita, non pensa. Se non si rende conto che ce l’ha in mano – la tua vita – ti uccide. Stop.
Hanno messo la loro vita nelle mie mani, e io non ci ho fatto caso. Mi hanno ferito, e io non ho sentito niente. Li ho uccisi, e non me ne sono accorto. Sono morti, e io non ho pianto per loro. Neppure quando loro piangevano, e io li ho visti piangere lacrime dense, e aggrapparsi con le unghie alla vita che avevano messo nelle mie mani; sguardo perduto, mani che cercano un appiglio, come un nuotatore in un gorgo che lo trascina. Ma quel gorgo non trascina nessuno: ti lascia dove sei, è la vita — che se ne va.
Disperazione e impotenza e una rabbia, quando ti accorgi di tutto questo, e te ne accorgi sempre e solo per una cosa meravigliosa: perché qualcuno, a sua volta, ti sta uccidendo. Magari qualcuno che a sua volta altri avevano ucciso; qualcuno che dalla seconda volta in poi ha perduto perfino la sensibilità di morire e uccidere, anche se a suo tempo aveva capito tutto - o molto.
Forse la Morte condiziona e assimila. Forse è davvero il punto d’arrivo definitivo, il buio dentro la luce.
Non so quale sia la cosa più grande, a questo punto.
Uccidere, lasciare vivere, far nascere, allevare, farsi uccidere, amare, vivere per noi stessi uccidendo, vivere per noi stessi nel modo più neutrale, ma non so cosa voglia dire, non so se sia possibile. Potrei vivere mille anni senza capirlo.
Che senso ha cercare di programmare la propria vita se non ci si rende conto di che cosa sia la morte, il dare la morte, il senso dell’uccidere e dell’essere uccisi?
La Morte è sempre stata lì, né io mi sono mai reso conto di nulla.
Mi accompagna tutti i giorni, e mi tiene alla sua ombra.
Mi usa quale strumento perfetto, come fine e principio.
Lei è perfetta.
Vorrei morire se tutto questo è retorica.