Non disdegno gli attimi di nulla: quei momenti nei quali stai lì, magari seduto, senza fare niente, cercando di non pensare a niente, nel tentativo di riposare/scaricare la tensione/ricaricarti.
Forse coincidono con quello che altri chiamano meditazione; non saprei, invero.
A tratti sembrano qualcosa di negativo, perché, magari, oggi come oggi (e qui come qui) trovarsi senza fare nulla (anzi: a perseguirlo) può davvero sembrare qualcosa che somiglia a una fuga, o quantomeno strano. Può sembrare sintomo di depressione.
Ed è comunque davvero difficile estraniarsi quanto basta per non fare, pensare, smuovere, sperare nulla.
Invece, a volte, è il nulla che si impone, e ti viene difficile inventare qualsiasi cosa per riempirlo.
Prima ho pensato: a volte, in quei momenti, il contatto col mondo è così rotto che l'unica attività cosciente che ti rimane (o che ti si impone) è ridursi a contare i battiti del proprio cuore.
E subito dopo: ridursi? Mah. Perché non elevarsi?
Sì, io credo che non ci siano differenze, alla fine.
(Ah, non c'entra quasi niente, ma: questo.)