martedì 30 marzo 2021

Evoluzione

Io sono nessuno, ma mi sono fatto un'idea.

Cercare di capire, realizzare cosa siamo e perché ci siamo e siamo così (sostanzialmente: un caso piuttosto improbabile, tutto sommato) mi aiuta parecchio a sopportare il mondo, la gente, le idee altrui (quasi sempre in contrasto con le mie, naturalmente).

Spiego meglio: ascoltare Telmo Pievani, Guido Barbujani, Giorgio Manzi e molti altri che per loro bontà si prodigano di divulgare ciò che ragionevolmente riteniamo essere più vicino possibile a come sono andate le vicende che  hanno portato l'umanità qui e ora, così com'è, mi dà un sollievo diffuso; perché capisco che non esiste nessun presupposto, nessun disegno; nessuna speranza, nessun fine; solo il caso, solo la possibilità; e, semmai, è esistito un rischio immane di non esserci, di estinguersi già molto tempo addietro. E invece eccoci qui, a pensare, agire, esercitare stupidità: perché l'evoluzione mostra anche – incidentalmente – la nostra propensione alla credulità e alla stupidità, forse perché l'esistenza è qualcosa di troppo complesso per poter essere organizzata da un semplice cervello umano. E non rendersi conto di questo provoca sofferenza.

Ciononostante, non riesco pienamente a mantenere la mia serenità, tanto il mio cervello è condizionato, o scarso di risorse, forse; o inadatto a gestire l'esistenza come il mio scheletro è inadatto a gestire la postura eretta rispetto a quella più naturale a quattro zampe.

Ma va bene così, dai; se capisci che siamo qui per caso e che avremmo potuto non esserci, o essere davvero diversi, va bene così. Va bene farselo andare bene, direi.

E poco di più.