venerdì 18 giugno 2021

Lasciati andare

Oggi ho la certezza di stare su una soglia, e di esserci sempre stato, senza saperlo – fino a tempi recenti: la soglia perenne del dubbio e dell'incertezza. Quella soglia che ti separa a volte di poco e a volte insopportabilmente da un mondo inesistente fatto di sicurezze.

Paradossalmente, l'unica certezza che ho è che il mondo è incerto, e incerta ogni cosa che lo riguarda, su ogni piano. La scienza, primariamente – la cosa più solida che abbiamo, al momento – non pretende certezze, nemmeno lei (tutt'al più offre ipotesi, le migliori del momento, anche se taluna potrebbe sembrare una verità assoluta); e nel resto del mondo i confini tra cose e idee sono sempre assegnabili quanto meno in modo arbitrario. Quanto meno: io sono diverso da te, senza alcun dubbio, e i miei confini non sono i tuoi che per poche, misere idee concomitanti.

Se hai certezze, allora non mi piaci; non mi piace il tuo essere, e mi dolgo per l'occasione che stai perdendo: di considerare il mondo per quello che è, di non illuderti di avere delle verità, di non innalzarti a cosa non puoi essere. Non ti dirò che sono contento perché tu, magari, vivi bene nella tua illusione; non te lo dirò perché sono triste per la tua occasione perduta.

Per quanto mi riguarda, invece, mi trovo bene sulla mia soglia; mi trovo bene, nonostante la controintuitività della cosa, a dover fare i conti tutti i giorni con qualcosa che mi cambia, dentro o fuori; fossi invece certo di certezze insopportabili, arriverebbe sicuramente il momento in cui il dubbio mi ammazzerebbe. Come probabilmente è successo, qualche tempo fa.


martedì 8 giugno 2021

Daniele

Daniele non c’è più.

Daniele non funziona più.

Daniele è morto.

Daniele ha vissuto 26.952 giorni.

Daniele era l’Amico.

Qui non potrò far capire al lettore che poche, pochissime cose che lo riguardavano – ma forse la concisione dirà più delle parole.

Storia di una amicizia; storia di una Persona.

L’elenco delle cose che mi ha insegnato o che comunque ho mutuato da lui è lungo e vario.

Un giorno capii che fuori dalla mia casa paterna c’era un mondo intero da scoprire, e la voglia esplosiva di farlo me la diede lui; e fu lui il primo a farmi vedere parti del mondo che senza di lui avrei visto solo molto più tardi o forse non avrei mai visto.

6.632 giorni ci separavano; dunque la sua esperienza era già immensamente più ampia della mia; ma i suoi gusti, il suo senso della bellezza, la sua voglia di ricercare e di capire erano meravigliosi, al di là di tutto. Questi, ho mutuato per primi – o quanto meno ho mutuato da lui la possibilità di coltivare gusti, senso della bellezza, voglia di ricercare.

C’è una foto di quel tempo, che mi ha fatto lui, e che dice tanto:

Voi cosa ci vedete?

Per me, questo era il suo occhio.


Ora penso necessariamente a Noi, a Homo Sapiens.

Le considerazioni sulla nostra esistenza (così dettata dal caso e priva di senso, nella mia visione) sono state forse l’unico elemento di disaccordo tra i nostri atteggiamenti; ma non ne sono più del tutto sicuro.

Sicuramente Daniele aveva il senso di una certa spiritualità, mentre io ne sono del tutto privo; e ne sono privo perché la mia esperienza e la mia ragione mi ha portato a esserlo, mentre lui ammetteva e anzi – spesso – poggiava su considerazioni che chiamo qui forse impropriamente spirituali.

Sicuramente ammetteva l'esistenza di un regno di cose che vanno oltre ogni possibile spiegazione umana – ma intendo scientifica, senza spiegare qui tutte le implicazioni della parola. Io oggi non lo ammetto più; ma non è stato certo questo che ci ha allontanati, negli ultimi anni.

È la mia vita e le mie necessità e desideri che mi hanno allontanato da lui, e me ne dolgo – ma non ho saputo e voluto fare diversamente.

Lui è stato in ogni caso sempre qui, dentro di me, come riferimento al di sopra di tutto, perché prima fonte di ogni cosa che conta, per me.

Lui viveva in uno stato di coscienza sublime e dannato, allo stesso tempo; sublime perché sublime, e dannato perché troppo elevato. Lui si rendeva conto in modo insopportabile dell'assurdità di tanta parte del mondo – come e molto più di me, 6.632 volte più di me – e questo gli dava la rabbia per soffrirne e la forza per andare avanti. Credo abbia gustato la vita in modo invidiabile, e credo l'abbia sopportata in modo mirabile.


Gli voglio tutto il bene possibile.

Sarà un altro lutto al quale mi abituerò con grandissima fatica.