giovedì 4 aprile 2019

Ancora un altro amico

Di un altro amico devo parlare qui, stasera; un amico che è mancato stanotte, in sordina, mentre era solo e lontano. Si chiamava Francesco.
Era lontano da casa perché per seguire la sua squadra di pallamano – la sua vita – aveva scelto di andare a vivere in Trentino fino a fine campionato, lontano dalla sua ragazza e da casa sua (in Mugello); ed era solo, perché era notte.

Non so ancora come sia successo, e non è importante; qui, io ho da dire solo due cose.
Che ho passato con lui forse dieci ore di tempo, in tutto; l'ho conosciuto poco più di due anni fa e ci siamo visti solo in occasioni di feste o di cerimonie di amici comuni; ma in quel poco tempo e con quelle poche parole che abbiamo scambiato lui è riuscito a fare due cose: a insegnarmi un modo di lavorare - e quindi di pensare; e, soprattutto, a farsi ascoltare. E questa non è cosa comune.

Francesco programmava in Ada, e io avevo sempre considerato quel linguaggio antiquato e ridondante (io programmo in Perl, che riesce a scrivere in una riga ciò che in Ada si esprime meglio in molte righe); mi meravigliai di questo, ma lui riuscì a farmi capire che la "lentezza" del suo linguaggio era a favore di un maggior controllo, e che questo non doveva essere scandaloso. Ponderai a lungo la cosa (peraltro banale, in sé, ma trasversale), e oggi il mio stile di programmazione è senz'altro cambiato: ho fatto miei diversi accorgimenti che Francesco mi insegnò, e li preferisco oggi alle acrobazie di brevità che il Perl permette a patto di complicare i controlli in modo talvolta esagerato. Mi ha fatto cambiare la mia idea di eleganza in programmazione, se volete.

Ma soprattutto Francesco, come ho detto, seppe farsi ascoltare.
È questa la cosa grande.
Figuratevi: uno sconosciuto, a voi che programmate in Perl viene a dire che l'Ada non solo è ancora vivo, ma va da dio, ed è anche figo! Voi programmate in Perl, cavolo, e sapete mettere in una sola riga una quantità di significato – a saperla leggere! – che altri si sognano, con quei linguaggi da sfigati che non sono altro...
Invece lui riuscì a convincermi di tutto quello in un attimo – esattamente mentre faceva anche un'altra cosa: farmi capire che la sua visione del mondo coincideva praticamente con la mia – lui che era così diverso da me, per studi, cultura, età, capacità sportive, attitudini e tanto altro.
La stessa visione del mondo, praticamente.
Lo senti, no?, quando chi ti sta davanti vibra per le stesse cose per cui vibri anche te. E questo era lui, per me. Non c'è molto di più da spiegare.
Tre incontri, e per tre volte ci siamo ritrovati da soli a parlare per lungo tempo, al margine di tutta quella gente che ballava, rideva, faceva festa; e la facevamo anche noi, la festa, magari, anche insieme a loro, ma facevamo anche qualcos'altro, qualcosa di molto nostro, parlando.

Francesco mancherà, e mancherà fortemente, a tante persone; perché era speciale.
Non aggiungerò qui un RIP, perché Francesco, semplicemente, non c'è più; ma mi dorrò, semplicemente, perché oggi la sua vita è finita e questo rappresenta una grande occasione perduta per lui e per tutti quelli che gli volevano bene.

Nessun commento:

Posta un commento