sabato 25 gennaio 2020

La coscienza e il dolore

Mitiga il dolore, la conoscenza.
Credo che se si riesce a espandere la sfera del nostro sapere e di conseguenza la nostra coscienza, ci sia più spazio per contenere il dolore, per diluirlo.
Ho pensato che tutto dovrebbe essere inquadrato per quel che è, guardando il tutto dall'alto, dall'altissimo, dal fuori, da lontanissimo. Il mio dolore visto dall'amico vicino, da uno sconosciuto, da un'altra forma di vita, da fuori del sistema solare, e così via, cosa diventa? Perché questo è quel che è, la realtà. E io, nel 2020, ho una coscienza abbastanza marcata di cosa sia l'amico, lo sconosciuto, un'altra forma di vita, il cosmo. Mi ci posso immedesimare facilmente. Dunque posso espandere la mia coscienza diluendola fino a quegli orizzonti; e posso comprendervi anche il dolore.
Naturalmente questa è la mia sensibilità, a tratti perfetta, a tratti disperata, a tratti ironica. La sensibilità degli altri sarà diversa, e la mia coscienza lo prevede.
Non c'è un senso per tutto questo, e ne sono contento.

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