venerdì 20 maggio 2022

La mia coscienza

Tutto il mondo sta tra 0 e 1.

Il segmento di retta reale i cui estremi siano 0 e 1 contiene davvero ogni possibilità, per quanto sia grande l'universo o il numero di multiversi possibili, compreso quelli della tua immaginazione, della mia e di tutto il resto.

Nota che si chiama retta reale: evidentemente qualcuno l'ha sentita più reale di qualunque altro oggetto matematico relazionabile a numeri "inferiori" (naturali, relativi, razionali), e deve ben averci trovato corrispondenze proficue con la realtà, visto che subito dopo ha chiamato immaginari i numeri dell'insieme subito più complesso.

Sì, lo so: sono solo etichette. Ma ogni nome ha un suo perché, e questo mi sembra perfino azzeccatissimo.

Ora, prova a immaginare: cammini su quel segmento, sei abbastanza piccolo da poter osservare la sua trama da vicino, e hai una vista ineccepibile. Ti trovi, diciamo, verso la tacca del 1/3; e ti cominci a spostare verso lo 0.

Ti aspetti di trovarvi una singolarità, quantomeno: lì il segmento finisce, non c'è nulla oltre lo 0, nel verso negativo. Ti avvicini, curioso. Passi l'1/2, passi l'1/4, poi, più avanti l'1/10, e procedi ancora, spedito.

Arrivi in vista del tuo traguardo. I tuoi passi si fanno più lenti, per guardare meglio. Via via che avanzi verso lo 0, è come se la strada si dilatasse sotto i tuoi piedi: più passi fai, più la strada fa emergere nuovi dettagli sconosciuti, sempre più piccoli, sempre più densi alla tua vista.

Allora provi ad accelerare: lo 0 è ancora lì, davanti a te, ma la strada si dilata sempre di più, si sdipana pur rimanendo della stessa lunghezza: passi 1/100, passi 1/1000, passi 1/100.000, e via via sempre più vicino, ma ti rimangono pur sempre infiniti passi per toccare lo 0.

Ti rendi conto che tra te e lo 0 ci sono effettivamente infiniti passi.

Ti torna in mente il concetto di epsilon, di intorno: qualunque punto tu scelga a fare da "confine" del tuo intorno dello 0, qualunque sia in altre parole il tuo punto di partenza, tra quel punto e lo 0 ci saranno sempre infiniti punti. E tra ognuno di quegli infiniti punti e lo 0, di nuovo infiniti. E così via.

Non basta.

Se il tuo segmento fosse stato fatto di numeri razionali (le frazioni, ok?), ti saresti accorto che tra un numero e l'altro ci sarebbero state delle fessure. I numeri razionali non sono continui. π è reale, non si può rappresentare con una frazione: se ti fossi sporto a curiosare nel suo intorno, poco più su del tre (che sta su un altro segmento, ok), avresti notato che sulla retta razionale al suo posto ci sarebbe stato un buco. Piccolissimo, ma un buco.

Il tuo segmento reale è invece denso. Non ci sono buchi. Lo sai cosa significa? Che tra ogni coppia di punti arbitrari c'è sempre almeno un altro punto. Quindi ce ne sono infiniti.

E come fai a chiamare reale una cosa così? Come fai, dai?

Il mondo è forse liscio, denso e senza buchi?

Il mondo no, di sicuro, ma le sue possibili configurazioni (che sono il prodotto del caso) quelle sì.

Adesso lo avverto chiaro. Mi sporgo a curiosare nell'intorno del mio zero e trovo, compatte, uno sterminio di possibilità tra le quali la mia realtà, una sola, misera, infima; la guardo, questa realtà, e capisco immediatamente che la probabilità che si realizzasse (mettendoci dentro i miliardi di anni che hanno gli atomi che mi formano) era inconcepibilmente minima. Prossima allo zero, appunto, e vicinissima ad esso. Più vicina di quanto io possa mai realizzare.

La metafora può continuare quanto si vuole: posso voltarmi dall'altra parte, correre verso l'1, scorrazzare su e giù, avanti e indietro, esaminando con la mia lente dell'intelletto ogni punto del segmento, speculandoci sopra, cercando associazioni, cercando di metterlo al suo posto nel mio schema mentale; per poi accorgermi che l'1 non è che lo speculare dello 0, già ridotto ormai a qualcosa di più comprensibile dopo le mie scorribande.

[Un attimo: ma se 0 e 1 sono speculari, allora l'estremo che cercavo è forse il centro? No, no: perché anche 1/2 ha il suo intorno che, diviso in due parti che guardano verso 0 e verso 1 riproduce esattamente due volte il mio segmento iniziale, fatto degli stessi infiniti punti, avente le stesse infinite proprietà e gli stessi comportamenti, tutti in relazione biunivoca, punto per punto, uno per uno; e questo è il bello degli insiemi infiniti, dove lo spreco non è dato.]

Distanze infinite tra ogni coppia di punti, anche se essi "sono in vista". Baratri di possibilità tra ogni evento e il successivo, e nessuna fessura nella quale poter cadere.

Questa è prigione e azzurro di cieli aperti, dannazione e liberazione, una trappola fatta di pura libertà.

Ed io non sono dentro e non sono fuori, e sono dappertutto, finché esisterà la mia coscienza.



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